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Non Andare oltre la clessidra
Ritroverai il bianco della luna alla destra del quartiere,
rinnovato in un grumo di silenzio, ora che è notte
e il grido del sole più non sovrasta ogni cemento.
Abbiamo di nuovo fermato le bocche in questo
hic et nunc in progressiva dissolvenza verso il vuoto
in giro per le stanze... Amore: nulla più conviene a noi
se non un brivido d'attesa: il giorno è finito come tanti,
e gli altri non sanno ancora di mostrarsi. Fino a noi
c'è quest'abisso inusitato da coprire, lente le ore
sotto le lenzuola. Un geranio all'angusto davanzale
è ancora desto, diritto, a sfida dell'ignoto. E tu
non andare oltre la clessidra: il nostro, vedi,
è un rotolo di tempo che degrada in limatura,
non già risorge più l'antico attimo felice...
Abbandona dunque il piano di follie, la città
indiscussa e le mani operatrici, non fare niente
sul limite del sonno: le stelle hanno risvolti
misteriosi, e l'alone sul tuo viso ne è l'emblema
più sicuro. Cade ancora la sera sul guanciale
degli oblii, e tu non ti ritrovi: certo, l'altra faccia
è dietro il cielo, nascosta nel sogno dei poeti,
in attesa dei risvegli fortunosi. Domani
sarà infatti un nuovo dire e un nuovo fare, ma
ogni speranza brucia poi sotto il sole,
e di questa notte, mia cara, un'altra volta
non rimarrà che arsura!
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